Questo ambizioso progetto, che mirava a convogliare le acque sotto il fiume Panaro direttamente al mare Adriatico attraverso la provincia ferrarese, fu affrontato con determinazione solo nel 1800 dal Prefetto alle Acque del Governo Napoleonico del regno d’Italia.
I lavori di costruzione della botte, su progetto di Agostino Masetti, ingegnere di Mantova e Direttore Generale delle Pubbliche Costruzioni di Lombardia nel Regno Italico, iniziarono nel 1811 e terminarono nel 1813.
La caduta di Napoleone nel 1815 e la conseguente suddivisione di questi territori fra il Regno Lombardo- Veneto, il Ducato di Modena e lo Stato Pontificio, fermarono l’esecuzione delle opere complementari, quali lo scavo dei canali Collettore ed Emissario, ed il manufatto rimase inutilizzato.
Solo dopo l’Unità d’Italia, con la costituzione del Consorzio Interprovinciale di Burana, (1892), furono compiute le varie canalizzazioni di raccolta delle acque del bacino buranese.
Infine, con la deviazione sulla botte di un breve tratto del Burana e la rettifica del Panaro, l’opera venne ufficialmente inaugurata il 25 febbraio 1899.
L’intento di portare a conoscenza, nella maniera più dettagliata e completa possibile, la funzione della Botte Napoleonica e la sua struttura attraverso il ricco materiale fotografico ripreso durante l’ispezione e i lavori di restauro e consolidamento effettuati su progetto dell’ ing. Giovanni Maria Susin di Padova nel periodo 1983-1988, concretizza un mio remoto desiderio.
Il manufatto, opera di alta ingegneria idraulica che giace sotto una coperta di terra e acqua, presenta una caratteristica volta a botte a sezione semicircolare, la cui forma ricorda le pareti curve delle botti.
La costruzione di una “Botte” sotto il fiume Panaro per bonificare l’agro di Burana nel Comune di Bondeno (Ferrara) fu concepita già secoli prima con lo scopo di prosciugare i terreni su cui si raccoglievano le acque del basso mantovano e del modenese, che rimanevano allagati per molti mesi dell’anno.